La storia di Danilo Falappa, Presidente della Joy Electronics, rappresenta una delle più importanti storie di successo in Cina, già presentata lo scorso anno in un convegno promosso dalla Fondazione Italia Cina, presso il parco scientifico Kilometro Rosso. Una storia che parte dall’esperienza maturata sul campo, nella commercializzazione di telefonia cellulare. L’aspetto che più interessa di questa esperienza riguarda il fatto che un giovane italiano sia riuscito ad attivare un progetto industriale in Cina, per produrre non solo per se, ma soprattutto per una trentina di brand leader in tutto il mondo. Come dire, andare in Cina a far concorrenza agli stessi cinesi su aspetti in cui loro fanno concorrenza al mondo intero. Di fronte ad un fatto così importante, noi di Creatività Italiana non abbiamo potuto fare a meno di intervistare questo brillante imprenditore.
Ci racconti la sua storia e come è nata l’idea di fare business in Cina?
Che dall’altra parte del mondo le cose stavano cambiando me ne resi subito conto sin dall’inizio degli anni 2000. Mi riferisco alla Cina, protagonista indiscussa della scena economica mondiale.
Mi resi conto che sempre più produttori cinesi tendevano a saltare l’anello degli importatori e a rivolgersi direttamente ai grandi clienti del vecchio continente. Osservando questo significativo accorciamento della filiera, decisi di mettermi in concorrenza con le fabbriche cinesi, creando una mia attività produttiva con sede a Zhuhai: la Joy Electronics.
La nostra fabbrica nasce nel 2004 e attualmente siamo focalizzati su un’ampia gamma di prodotti nei settore dell’Health Care, Personal Care, Baby Line e piccolo elettrodomestico in generale. Produciamo in maniera personalizzata e serviamo oltre 30 brand leader in molti paesi del mondo: Russia, Austria, Australia, Brasile, Spagna, Portogallo, Olanda, Germania, USA, Polonia, Romania, Malesia, Corea e Giappone. Naturalmente produciamo anche per i nostri marchi che commercializziamo direttamente: Innofit e Medifit.
La sfida che ha intrapreso 6 anni fa avrà incontrato diverse difficoltà, alcune tipiche delle imprese che operano in scenari nuovi altre prettamente legate alla cultura e al territorio. Quali sono stati i problemi più rilevanti?
Barriera più importante la lingua, ma io e qualche collega abbiamo fatto dei corsi di sera in azienda fino ad arrivare a riuscire a comprendere e spiegare il minimo indispensabile. Altra grande difficoltà quella di far comprendere allo staff cinese il gusto occidentale e il principio in base al quale un prodotto oltre ad essere economico deve soddisfare anche essere duraturo, funzionale e bello. I rapporti con la pubblica amministrazione sono l’altra grande difficoltà: per uno straniero senza personale Cinese, sono impossibili.
La scelta del design italiano quanto ha contribuito al raggiungimento del vostro successo aziendale?
100%
Quali prodotti della sua azienda ritiene possano rappresentare un certo vanto creativo?
La nostra fabbrica produce oggetti per la cura della persona.
Principalmente bilance pesapersone e bilance da cucina. Abbiamo portato forti innovazioni nei materiali e nel design, rendendo la bilancia un prodotto da arredamento.
Ha mai pensato di tornare a produrre sul nostro territorio, avvalendosi anche dell’operosità manuale e tecnica degli italiani?
Purtroppo è impossibile. L’intervento umano nella produzione dei nostri articoli è altissimo. Abbiamo fatto degli “esercizi” in questo senso, ma la media dei prodotti costerebbe 20 volte tanto.
Nel prossimo futuro l’elettronica di consumo a quali esigenze dovrebbe guardare?
Si sta lavorando all’integrazione e alla multifunzionalità. Le case si restringono cosi come i portamonete dei consumatori. L’obiettivo è quello di aumentare il numero di necessità d un unico prodotto che, però non costi quanto la somma degli “N” prodotti che si usavano prima per coprire le stesse esigenze.
Le parole di Danilo Falappa dimostrano la concretezza e la forza delle idee. Noi di Creatività Italiana terremo un occhio puntato su questo eccellente imprenditore e sulle sue idee produttive.